I rifugi storici del CAI
IL RIFUGIO "GENOVA" al Passo Poma costruito dagli Alpinisti di Dresda.
Il rifugio Genova è ubicato in una splendida posizione nel Parco Naturale Puez-Odle, nell’alta Val di Funes in provincia di Bolzano, con un panorama spettacolare sulle Dolomiti. Nei pascoli intorno crescono la genziana maggiore, la nigritella e, poco più in alto, le stelle alpine. La particolarità della posizione ha sicuramente colpito l’alpinista di Dresda, Franz Schlüter, che qui decise di realizzare una costruzione, il Rifugio Genova appunto, che poi donò alla sezione alpinistica della sua grande città sul fiume Elba.
Franz Schlüter.
Schlüterhütte fino al 1907.
La Val di Funes (in tedesco Villnöss) e le Dolomiti.
La Val di Funes, laterale della Val d’Isarco, è una valle molto bella, anche se meno famosa della vicina Val Gardena. Proprio per questo motivo la natura è rispettata in modo particolare. S. Pietro dove c’è la sede comunale, S. Maddalena e Tiso sono i più importanti centri abitati. Molti toponimi ricordano l’antica popolazione dei Reti. Stazione climatica e turistica conosciuta e frequentata, vi è molto sviluppato il turismo invernale e, in misura maggiore, quello estivo. Si possono fare splendide passeggiate, escursioni e ascensioni di qualsiasi difficoltà. Vi sono anche opere d’arte di matrice religiosa; molto bella la chiesetta di S. Giovanni in Ranui, che, con lo sfondo delle Odle è usata spesso come simbolo della Valle. Una curiosità assolutamente particolare è un‘antica fossa per catturare i lupi, risalente al 1518. Nei boschi di Tiso, che è sulla dorsale allo sbocco della valle, sono reperibili, (ma sono protetti) i geodi conosciuti come noci di Tiso. Queste bellissime sfere di roccia parzialmente cave contenenti ricchi e variegati cristalli di quarzo o ametiste (druse) possono essere ammirate nel locale museo. Al di fuori dei centri abitati si respira ancora l’aria del XIX secolo. I masi (le fattorie) sono abitati e coltivati ancora sovente con metodi primitivi che suggeriscono ataviche scene agresti e bucoliche. I fianchi della montagna presentano pendii gradevoli coperti da prati, ma soprattutto da riposanti boschi di conifere. A Malga Zannes è possibile vedere caprioli e daini convalescenti che pascolano tranquillamente in un ampio recinto gestito dalla Forestale. In montagna è ancora possibile incontrare caprioli, stambecchi e camosci nel loro ambiente naturale. L’appassionato fotografo può catturare immagini di scoiattoli e di ogni tipo di uccello, I ruscelli scorrono in tortuosi letti di roccia e ghiaia di colore bianco-perlaceo che rievocano ”i rivi d’argento” dell’inno del Club Alpino Italiano. E’ proprio in questo contesto ancora rispettato che sorge il Rifugio Genova, in mezzo ad un prato verde intenso in prossimità del Passo Poma, con vista incantevole sul versante alpinisticamente più bello delle Odil. Queste (letteralmente aghi in ladino) si ergono, ardite e strapiombanti, dai ripidi ghiaioni bianchi sulla sinistra idrografica della valle. Sulla destra le più modeste Odle di Eores mostrano il versante più dolce. In questa valle è nato e cresciuto anche alpinisticamente il famoso Reinhold Messner, Socio Onorario del Club Alpino Italiano. Sulle Odle di Eores, poco distante dal rifugio, il grande alpinista ha realizzato e dedicato al fratello Günther, un sentiero-ferrata molto frequentato. Günther, anch’egli grande alpinista, perì a 24 anni sul Nanga Parbat. Da notare che l’altro fratello Siegfried, esperto Guida alpina, è deceduto a 35 anni colpito da un fulmine sul Catinaccio. Le Odle appartengono alle Dolomiti che sono famose in tutto il mondo per la loro bellezza dovuta soprattutto al colore delle rocce e al prevalere di torri, bastioni, guglie e pareti verticali. Il colore varia da zona a zona, ma prevalgono i colori chiari (Monti Pallidi), mentre sulle pareti verticali o strapiombanti si ammira il caldo color rosa (Monti di Corallo). Molto frequentate, le Dolomiti conservano una grande rilevanza dal punto di vista alpinistico e non solo per la verticalità delle parerti; basti pensare che ben trenta vette superano la quota di 3.000 metri. Tra queste svetta la Marmolada, q. 3343, che è seguita dalle notissime Tofane, Pale di S. Martino e Tre Cime di Lavaredo. La punta più alta delle Odle, il Sass Rigais, raggiunge q. 3025. Studiate dal geologo francese Deodat de Gratet de Dolomieu, sono formate prevalentemente da calcare (carbonato di calcio) e dolomite (dal nome dello studioso), minerale, questo, composto di carbonato doppio di calcio e magnesio. Vi sono altre formazioni quali tufi, arenarie e, nella zona di Bolzano, una piattaforma porfirica denominata piastrone porfirico atesino. La bellezza e la peculiarità delle Dolomiti sono completate dalla flora particolarmente ricca e rigogliosa anche per la presenza di acqua in quantità elevata.
Il Commerciante Franz Schlüter
Nell’anno 1896 il ricco commerciante di Dresda acquistò da un agricoltore di S. Maddalena un appezzamento di terreno sull’Alpe di Caseril, a quota 2301 e diede inizio alla realizzazione della struttura. La posizione era stata ponderata e prescelta su parere di alcuni alpinisti, in particolare del grande alpinista di Bolzano, Johann Santner, profondo conoscitore della zona, che naturalmente aveva valutato anche gli aspetti della sicurezza e delle comunicazioni con le valli limitrofe. Il 4 agosto 1898 il rifugio, denominato Schlüterhütte, fu inaugurato alla presenza di numerosi ospiti e valligiani e del Parroco di Funes. lI 6 agosto ebbe luogo l’inaugurazione ufficiale alla presenza delle Autorità e invitati, nel corso della quale, l’edificio fu donato alla sezione di Dresda del Deutscher und Österreichischer Alpenverein, rappresentata dal presidente e fondatore, il Giudice Adolf Munkel. La nuova struttura ricettiva attirò molti appassionati della montagna, anche perché nel frattempo erano sorti altri rifugi in zone circonvicine, quali il Plose, il Firenze, il Puez. Nel 1907 fu deciso un notevole ampliamento su progetto dell’architetto Reuter il cui disegno è ancora oggi conservato nell’Ufficio Catasto di Chiusa. Il progetto rispecchia l’ambizione e le disponibilità finanziarie della sezione: tre piani fuori terra, 62 posti letto, numerosi in camere singole e matrimoniali, illuminazione a gas dei locali comuni, e acqua potabile in cucina e nei bagni; il tutto in quasi quattro mila metri cubi di costruzione che ha la conformazione di un albergo. I lavori iniziarono nel 1907 e furono ultimati già nell’anno successivo. La struttura rispondeva a tutte le esigenze degli alpinisti: base per le ascensioni, meta delle gite giornaliere, tappa dei percorsi escursionistici e sci-alpinistici a lungo raggio, soggiorno in alta quota e, inizialmente, anche centro per lo sci da discesa. Vennero anche costruiti i sentieri di collegamento. In particolare fu realizzato un percorso panoramico e suggestivo (il sentiero Adolf Munkel) che inizia dal rifugio e attraversa tutta la base delle Odle fino al rifugio Brogles. Oggi al rifugio si incrociano le alte vie numero due e numero otto delle Dolomiti.
Le guerre
La guerra 1914-18 congelò l’attività degli alpinisti e del rifugio che subì abbandono, saccheggi e vandalismi. Al termine della prima guerra mondiale, anche se il trattato di St. Germain non prevedeva nulla in proposito, i rifugi alpini di proprietà delle sezioni alpinistiche austriache e tedesche furono confiscati dallo Stato italiano e destinati alla difesa dei confini. La sezione dell’Alpenverein di Dresda perse oltre al Genova anche il Pradidali, il Treviso e il rifugio Corsi in VaI Martello. lì Club Alpino Italiano, dopo insistente richiesta e ferma restando la destinazione, ne ottenne in concessione un gran numero e, tramite un’apposita commissione, prowide alle necessarie ingenti riparazioni, acquisto di mobili, arredi e suppellettili. Per questa costosa operazione fu aperta con successo una sottoscrizione per la sistemazione e l’esercizio dei rifugi nelle Terre Redente. In seguito e con gradualità gli stessi furono affidati alle sezioni del sodalizio anche molto distanti dalla provincia quali Roma, Milano, Firenze, Verona, Bergamo... La Schlüterhütte fu affidata nel 1925 alla sezione Ligure che la ribattezzò rifugio Genova al Passo Poma, per distinguerlo dal Genova al Lago Brocan (ora Bartolomeo Figari).
Con rilevante sforzo finanziario ed organizzativo, la sezione neoaffidataria provvide a completare la dotazione dell’esercizio, con attrezzatura di ogni tipo: materassi, coperte, biancheria e mobili. Per il trasporto chiese ed ottenne l’intervento di mezzi dell’Esercito che concesse l’uso di autocarri e quadrupedi da soma. Da notare che alcuni mobili provenivano da una nave da crociera in disarmo. Anche in questo senso si era realizzato un collegamento mare-montagna. Né poteva mancare una gigantografia del porto che ancora fa bella mostra di sé nell’atrio.
La gestione fu affidata a Serafin Santer (da non confondere con il Santner), già gestore alla riapertura del rifugio nel 1923 e che era stato collaboratore della sezione di Dresda fin dagli inizi del secolo. Dal 1935 al 1939 gli subentrò Josef Malojer che fu altrettanto attivo e generoso nella conduzione e nel mantenimento della struttura. Il 22 agosto 1938 un avvenimento straordinario accadde nel rifugio: la signora Hilde Malojer partorì il primo figlio. Ma i venti di guerra spazzavano i monti al di qua e di là del confine. E non solo, la propaganda nazista e gli accordi tra l’Italia e la Germania fàvorirono il perpetrarsi di un evento infausto di proporzioni bibliche che colpì la popolazione di lingua tedesca della provincia di Bolzano: le opzioni. Oltre l’ottanta per cento degli aventi diritto optò forzosamente per la Germania (circa 200.000 persone) e 75.000 emigrarono effettivamente incontro a un destino condizionato negativamente dalla guerra e non solo. Tra questi il Malojer che il sei dicembre 1939, unitamente alla famiglia, lasciò il Genova e l’Italia e ottenne la cittadinanza germanica. È da ricordare che durante la gestione Malojer furono organizzati numerosi corsi sci per allievi provenienti per lo più dalla Liguria e dalla Germania. Nel gennaio 1937, ad esempio, vi parteciparono, tra gli altri, ben 75 sciatori di Bochum (Renania-Wesftalia).
Dalla Ligure al CAI BressanoneDopo la seconda guerra mondiale il nostro bel complesso, che aveva subito minori vandalismi anche per l’assidua opera di controllo di Serafin Santer, fu affidato alla sezione di Bressanone, rinata il 26 giugno 1945. Il presidente Ludovico Cappelletti chiese l’affidamento gratuito della struttura anche in considerazione che nel 1942 il CAI aveva ordinato alla Ligure di consegnarla alla sezione di Bolzano! Dopo una breve trattativa si arrivò ad una convenzione, il cui originale, datato 27 maggio 1946, è conservato agli atti del CAI Bressanone, e prevede il parziale rimborso delle spese sostenute per le riparazioni e l’arredamento della struttura. La somma pattuita ammontava a 130.000 lire da corrispondere in cinque rate.
|
Nell’accordo è previsto l’obbligo del mantenimento della denominazione. Già nello stesso anno e per alcuni mesi del 1947 il rifugio fu affidato al Santer, che durante l’estate dovette però lasciare l’attività a causa della malattia della moglie. Dopo una breve parentesi di Josef Profanter, subentrò Arialdo Manfredi (l’unico di lingua italiana), che con l’aiuto della signora Josephine, si dimostrò serio laborioso e capace. Nonostante le difficoltà del dopoguerra, l’attività del Genova progredì lentamente, con qualche oscillazione, ma incessantemente attirando sempre un maggior numero di alpinisti. Nel 1950 subentrò Johann lnnerkofler che riscosse l’approvazione della sezione per ben 13 anni. Dal 1964 a tutt’oggi la gestione è condotta in modo ottimale dalla famiglia Messner, prima con Anton e la signora Catharina e dal 1994 con il figlio Günther e la signora Marlene.
L'attuale gestore Günter Messner con famiglia davanti al rifugio.
Come già detto, il Genova era stato relativamente rispettato durante l’ultima guerra, tuttavia il passar del tempo e le intemperie dell’alta montagna avevano prodotto numerosi deterioramenti al tetto, ai serramenti, ai pavimenti, agli arredi e ad alcuni impianti. Aggiungendo a questo elenco l’acquisto di coperte, lenzuola, materassi e altri materiali necessari, il totale della spesa ammontava a tre milioni di lire. Le riparazioni furono parzialmente finanziate dallo Stato. Con il nuovo statuto di autonomia, entrato in vigore il 20 gennaio 1972, le competenze in materia di turismo sono state assunte dalla Provincia Autonoma di Bolzano.
La sezione di Bressanone.
La sezione di Bressanone, sempre molto legata al Genova, ha curato con particolare attenzione il rifugio stesso, sia con opere e fornitura di materiale che frequentando e promuovendone con successo la conoscenza e la frequenza. Nel 1986 la costruzione è stata oggetto di un intervento fatto personalmente da un gruppo di Soci che ha lavorato gratuitamente per 15 giorni e ha effettuato l’intonacatura e la tinteggiatura esterne dell’intera costruzione. Negli ultimi anni del secolo scorso sono entrate in vigore nuove e importanti norme sull’igiene e sicurezza delle strutture ricettive. Anche nel Genova furono eseguiti lavori di ammodernamento e abbellimento. In particolare fu curata la cucina con l’installazione di attrezzature di acciaio inossidabile. Si è poi provveduto all’installazione di impianti antincendio e all’apertura delle uscite di sicurezza che hanno comportato anche rilevanti lavori strutturali. È stato quindi realizzato l’impianto di depurazione delle acque reflue. Contemporaneamente fu rifatto l’acquedotto comprese le opere di captazione e potenziatì e ammodernati i servizi igienici. Inoltre sono stati risanati in maniera ottimale gli scantinati, dove è stato anche ampliato il locale invernale. Nel 1995 il CNR ha donato al rifugio un impianto fotovoltaico completo di batterie e di convertitore che produce quattro Kw/h. Numerose sono state le manifestazioni, corsi e gite organizzate al rifugio per propri Soci e, in misura minore per quelli di tutto il CAI Alto Adige. In occasione dei festeggiamenti per il 70° compleanno della sezione, nel 1994, vi è stato organizzato un riuscitissimo raduno dei soci che hanno effettuato un’ascensione di massa al Sasso di Putia (q.2875), mentre un gruppo di tre cordate ne scalava la parete nord. Nel corso dei decenni di attività, il rifugio è stato meta di numerose personalità politiche, militari, religiose e grandi alpinisti. Merita particolare menzione il presidente della Repubblica Italiana Sandro Pertini che ha pranzato con soddisfazione nella sala da pranzo e ha annotato e firmato il registro degli ospiti: “abbiamo mangiato e siamo stati sereni in questo accogliente rifugio. Fervidi auguri”. Sandro Pertini 31 VIII 1983.
Il centenario del rifugio.
Nell’anno 1998 in occasione del primo centenario dell’opera, la sezione di Bressanone del CAI ha organizzato i festeggiamenti al rifugio con un afflusso di Soci e invitati particolarmente numeroso. Tra le Autorità: il sindaco di Funes Runggatscher, il vicesindaco di Bressanone Dario Stabìum, il presidente della Ligure Lorenzo Bonacini, il vicepresidente della sezione di Dresda Josef Fais e il presidente generale Roberto De Martin. Ha fatto gli onori di casa il presidente Annibale Santini, che ha anche pronunciato il discorso ufficiale. Era presente una rappresentanza della sezione di Dresda, del CAI Alto Adige e di numerose sezioni alpinistiche anche di lingua tedesca. La manifestazione comprendeva: S. Messa, discorsi celebrativi, esibizioni del Coro Plose del CAI Bressanone, diretto dal M.° Ilario Sedrani, della Banda musicale di Funes (M.° Profanter) nonché dimostrazione del soccorso alpino del CAI Bressanone diretta da Paolo Sferco con il recupero con l’elicottero di un presunto ferito.
Il Genova durante i festeggiamenti del centenario.
Il giorno precedente in una sala di Bressanone, alla presenza di un selezionato pubblico e naturalmente numerose Autorità, la sezione ha presentato il libro “Rifugio Genova -Schlüterhütte” scritto dal compianto Socio, giornalista e scrittore Fausto Ruggera.
1998: i discorsi celebrativi del centenario; da sx Josef Fais di Dresda, G. Bonacini di Genova e A. Santini di Bressanone.
Lo scrivente, prima di cessare dalla carica di presidente sezionale e in previsione dei festeggiamenti, gli aveva affidato l’incarico di realizzare l’opera e aveva ricercato numerosi documenti e fonti di consultazione. Le presentazioni dell’opera contengono anche un saluto e un augurio del presidente della Sezione di Dresda, Ludwig Gedicke, sezione che dopo la seconda guerra mondiale aveva trasferito la sede a Böbìingen nella Repubblica Federale Tedesca. Tra l’altro, vi è riprodotta la fotografia della cerimonia di gemellaggio tra le sezioni Bressanone e Ligure, effettuata il 10 luglio 1994 sulla cima del Sass Putia e perfezionata vicino al rifugio. Alla presenza del presidente generale Roberto De Martin, i presidenti Vittorio Pacati e Giancarlo Nardi hanno suggellato il gemellaggio con parole di circostanza e la consegna delle rispettive targhe. lì libro del centenario, bilingue e corredato da numerosa documentazione fotografica, è acquistabile unicamente nel rifugio e nella sede del CAI Bressanone.
Il futuro.
Il decreto legislativo 21 dicembre 1998 numero 495 ha disposto il passaggio della proprietà dei rifugi alpini già delle Sezioni alpinistiche austriache e germaniche, dallo Stato alla Provincia Autonoma di Bolzano. La concessione degli stessi al Club Alpino Italiano è tuttavia prorogata fino aI 31 dicembre dell’anno 2010.
Naturalmente anche il Genova al Passo Poma segue la stessa sorte e ancora non si sa come sarà amministrato. Nonostante questo, è però evidente che gli eventi succedutisi dopo l’ultima guerra mondiale ci inducono all’ottimismo sul futuro di questa terra e del rifugio stesso. Esprimo l’augurio che la casa degli alpinisti di fronte alle Odle, nata quasi 110 anni fa con un atto di grande generosità e amministrata, in periodi successivi, dagli alpinisti di Dresda, di Genova e Bressanone, rimanga sempre simbolo e luogo d’incontro fra le genti per la diffusione degli ideali di amicizia e fraternità che caratterizzano e uniscono gli alpinisti di tutto il mondo.
Vittorio Pacati Bressanone, novembre 2007
L’autore. Nato a Valbondione (BG) nel 1933, è ufficiale degli Alpini a riposo e vive a Bressanone. È stato presidente della locale sezione CAI per 8 anni. Dopo numerosi incarichi nel CAI Alto Adige e nel Convegno è stato eletto Consigliere Centrale nel 2004. Per contattarlo: pacvit3@ailceposta.it. Il suo sito personale è visitabile con http://www.vittoriopacati.it
RECAPITI: tel. del rifugio 0472 840132; deI Gestore 0472840389(S. Maddalena. in Funes}. ACCESSI: da Campilì di VaI Longiarù, laterale della VaI Badia (2 ore), segnavia n. 4; dal Passo delle Erbe (2,5 ore) , segnavia n. 8; da Malga Zannes in VaI di Funes (2 ore) segnavia n° 32 e 33 (è l’accesso più usato); oppure percorrendo l’alta via n. 2 e n. 8 delle Dolomiti. TRAVERSATE: rifugio Plose ore 2, rifugio Puez ore 4,30, rifugio Firenze ore 3. ASCENSIONI: Sass Putia, Monte Tullo; più distanti, le Odle. VARIE: L’alta via delle Dolomiti n. 2 inizia a Bressanone e termina a Feltre. È suddivisa in 13 tappe e comprende numerose varianti. Le montagne più belle e famose che si incontrano nel percorso sono Puez-Odle, Gruppo del Sella (in particolare si passa dal passo Gardena e dal passo Pordoi), Marmolada e le Pale di S. Martino (si transita dai passi Rolle e S. Pellegrino). La via è stata prolungata da Innsbruck a Bressanone con 9 tappe e si chiama via Europea perché transita dal rifugio Europa (ex Venna alla Gerla). L’alta via n. 8 delle Dolomiti inizia a Bressanone e termina a Salorno. È suddivisa in 10 tappe e comprende alcune varianti. Fino al rifugio Genova coincide con la n.2. Il sentiero Adolf Munkel inizia dal rifugio Genova e percorre per tutta la lunghezza la base delle Odle fino al rifugio Brogles. Il sentiero-ferrata Günther Messner (Günther Messner Steig o GM) inizia alla croce Russis (CoI Rodella) sulla strada Funes-Passo delle Erbe e termina 700 metri oltre. CARTOGRAFIA Kompass. 56 Bressanone. lnterreg III Italia - Austria. BIBLIOGRAFIE: Ed. Manlrini: i rifugi alpini dell’Alto Adige di W. Dondio, 1988: Ed. Sez. Bressanone del CAI AA: 100 anni Rifugio Genova di F. Ruggera, 1993. Ed. Sez. Bressanone del CA AA: Montagne senza confini di F. Ruggera, 1994. Ed. Provincia Autonoma Bolzano: Problemi dell’Autonomia della Provincia di Bolzano, 1989.
Pubblicato su "La Rivista, bimestrale del Club Alpino Italiano", novembre-dicembre 2007
|